Il logo paralimpico rappresenta tre agitos (dal latino agito, ovvero io mi muovo) in blu, rosso e verde, i tre colori più utilizzati nelle bandiere dei Paesi del Mondo.
L’agitos è un simbolo in movimento attorno a un punto centrale, il che enfatizza il ruolo del CPI come raggruppatore degli atleti da ogni parte del mondo. Inoltre vuole anche rappresentare lo spirito degli atleti che costantemente ispirano e smuovono il mondo con le loro performance, lottando senza arrendersi alle proprie disabilità, e così facendo personificano il fine ultimo del Comitato.
Il nuovo logo è stato adottato durante il meeting del Comitato Esecutivo tenutosi ad Atene nell'aprile 2003.
Cosa c’era invece prima del 2003?
Il logo paralimpico precedente incorporava tre Tae-Geuk, un simbolo tradizionale coreano, chiamato anche goccia coreana.
I tre Tae-Geuk simboleggiavano i tre aspetti più significativi dell'essere umano: mente, corpo e spirito.
Logo Paralimpico dal 1994 al 2003
Questo simbolo venne utilizzato per la prima volta alle Paralimpiadi di Seoul 1988, quando però si utilizzavano non tre ma cinque Tae-Geuk in una configurazione del tutto simile a quella dei cinque cerchi olimpici. Questo simbolo venne adottato poi dal CPI alla sua fondazione. E prima?
Dall’89 al 94 il logo paralimpico fu dunque costituito da una bandiera con 5 Tae-Geuk aventi gli stessi colori dei 5 cerchi olimpici.
Logo Paralimpico dal 1989 al 1994
Nel 1994 il logo venne modificato su richiesta del CIO e venne adottato il simbolo con soli tre Tae-Geuk in rosso, verde e blu (denominato la bandiera delle tre gocce), a simboleggiare la mente, lo spirito e il corpo.
Dal 2003 in poi i 3 Tae-Geuk sono diventati i 3 agitos che vediamo nell’attuale logo (simboleggianti appunto i 3 aspetti fondamentali dell’uomo e cioè mente, corpo e spirito), e che, in linea di massima dicono al mondo:
“Dove non arriva il corpo arriva la mente (e questa è la disabilità fisica). Dove non arriva la mente arriva lo spirito ( disabilità intellettiva)”
Logo attuale dei Giochi Paralimpici
Quanto bello sarebbe se questo messaggio riuscisse a raggiungere il maggior numero possibile di persone, disabili ma anche normodotate!
Ai disabili questo messaggio insegna che se lo si vuole, ci può essere sempre un motivo per andare avanti , anche quando la vita ha in serbo dure tempeste.
E i normodotati, soprattutto quelli eternamente scontenti, probabilmente potrebbero imparare a trattare la vita con il dovuto riguardo.
Mio articolo originariamente pubblicato su monitorenapoletano.it nel lontano 2012, e che ben volentieri riprendo in omaggio ai nostri formidabili ragazzi in gara alle Paralimpiadi di Tokyo 2020